Il giorno dopo il Bucharest International Air Show io e i miei compagni di viaggio ne abbiamo approfittato per visitare la capitale rumena. Dopo aver visto l’imponente Palazzo del Parlamento e la Città Vecchia ci siamo diretti verso il Museo Nazionale dell’Aeronautica Rumena, localizzato dove una volta esisteva l’ormai smantellato aeroporto di Bucarest Pipera e dove ora sorge un distretto commerciale con edifici di recente costruzione.
Il biglietto d’ingresso è veramente economico: 10 lei a persona, a cui abbiamo dovuto aggiungere un ulteriore biglietto da 20 lei da dividere in 4 per l’autorizzazione fotografica, per una spesa pro capite equivalente a poco più di 3 €. Purtroppo, un prezzo così basso si traduce in scarsi fondi a disposizione del museo: la maggior parte dei mezzi esposti all’aperto mostra i segni delle intemperie, ma fortunatamente ogni tanto riescono a restaurare qualche mezzo.
La Romania è stata una nazione del Patto di Varsavia e alleata dell’Unione Sovietica fino alla rivoluzione del dicembre 1989 che pose fine alla sanguinaria dittatura di Ceausescu. Questo ha portato l’Aeronautica Rumena a dotarsi prevalentemente di mezzi di costruzione sovietica, anche se l’industria aeronautica locale ha ricevuto la licenza di costruzione di alcuni mezzi occidentali (come gli elicotteri Aerospatiale Alouette III e Puma), il permesso di usare motori ed equipaggiamenti occidentali ed è riuscita anche a sviluppare alcuni mezzi propri.
Superata una prima zona dove sono esposti dei mezzi antiaerei, si arriva in un prato dove sono esposti numerosi elicotteri, tra cui gli onnipresenti (nel Patto di Varsavia, ovviamente) Mil Mi-8, codice NATO “Hip”. Questo esemplare monta dei serbatoi ausiliari che sembrano essere riadattati dai serbatoi ausiliari dei MiG-21.
Si arriva quindi al prato dove sono esposti i jet.
La Romania ha avuto in servizio un piccolo numero di Mikoyan-Gurevich MiG-29 (codice NATO “Fulcrum”). Agli inizi degli anni 2000 era stato proposto di far aggiornare i MiG-29 in Israele con il programma MiG-29 Sniper. Per ragioni di costi, gli fu preferito l’aggiornamento LanceR dei MiG-21, e questo è l’unico MiG-29 aggiornato allo standard Sniper.
Lo IAR 93 Vultur (avvoltoio) è un aereo da attacco al suolo sviluppato congiuntamente con la jugoslava Soko (che l’ha prodotto col nome J-22 Orao, tuttora in servizio in Serbia). Ha la distinzione di essere l’unico aereo progettato specificatamente per il combattimento ad essere sviluppato in una nazione del Patto di Varsavia diversa dall’URSS (gli addestratori Aero avevano l’attacco al suolo solo come compito secondario). Il programma IAR 93 è stato interrotto con l’embargo alle nazioni balcaniche conseguente allo scoppio della guerra, e nel 1998 l’ultimo IAR 93 è stato ritirato dal servizio. Nel museo sono presenti vari esemplari di versioni diverse.
Uno dei pezzi più inusuali è lo Yakovlev Yak-23 (codice NATO “Flora”), caccia sviluppato alla fine degli anni ’40 e evoluzione finale di una serie di aerei nata dalla conversione a getto del caccia a pistoni Yak-3. Seppur apprezzato dai piloti per la sua elevata manovrabilità, l’ala dritta lo rendeva più lento del contemporaneo MiG-15 con ala a freccia, che ebbe quindi un successo decisamente maggiore.
Ovviamente sono presenti diversi esemplari di diverse versioni del MiG-15 (codice NATO “Fagot”).
L’evoluzione del MiG-15 è stata il MiG-17 (codice NATO “Fresco”)…
…e infine il MiG-19 (codice NATO “Farmer”), primo aereo supersonico a entrare in produzione in Unione Sovietica e primo aereo supersonico a entrare in produzione di massa. Questo esemplare è nella versione MiG-19PM “Farmer-E” con un radar nel muso per l’uso di missili a guida radar.
Come quasi tutte le nazioni del Patto di Varsavia, la Romania ha avuto in servizio i MiG-21 (codice NATO “Fishbed”), di cui sono presenti numerosi esemplari. Una delle versioni meno comuni è quella da ricognizione MiG-21R (“Fishbed-H”), riconoscibile per i pod alle estremità alari.
Un MiG-21 di “prima generazione”, MiG-21F-13 (“Fishbed-C”), riconoscibile dalle varianti successive per la “spina dorsale” di dimensioni più contenute.
Aerei da addestramento Aero L-29 Delfin (codice NATO “Maya”)…
…e L-39 Albatros, sostituito dall’autoctono IAR 99 Soim.
Davanti all’ingresso delle esposizioni al coperto è esposto un piccolo numero di aerei da aviazione generale.
IAR 823, aereo da addestramento e turismo quadriposto comparabile al nostro SIAI 205/208 o ai PA-28 in versione a carrello retrattile.
Aereo acrobatico e da addestramento cecoslovacco Zlin Z.526F Trener.
Motoaliante IS-28
L’unico esemplare costruito dell’aereo agricolo IAR 828, conversione turboelica di un mezzo a pistoni.
Britten-Norman Islander, aereo da trasporto leggero inglese di cui la Romania aveva la licenza di produzione.
Il museo è completato da alcuni hangar con esposizioni al coperto, ovviamente in condizioni decisamente migliori, ma a mio avviso un po’ troppo bui.
Replica in scala reale del Vuia I, aereo costruito a fine 1905 dal pioniere rumeno Traian Vuia e uno dei primi aerei dotati di un carrello d’atterraggio con ruote.
Replica di un caccia IAR 80 costruita seguendo i piani originali. Lo IAR 80 è stato sviluppato poco prima della Seconda Guerra Mondiale ed era comparabile come prestazioni all’Hawker Hurricane. Il suo utilizzo più famoso è stato nel contrasto della fallimentare operazione Tidal Wave, un attacco di bombardieri statunitensi B-24 alle raffinerie di petrolio rumene (avrete sicuramente presente la famosa foto del B-24 in volo a bassa quota davanti a una raffineria in fiamme, scattata durante quella missione). Dei 177 bombardieri partiti, solo la metà riuscì a tornare alla base. I piloti rumeni dichiararono l’abbattimento di almeno 20 bombardieri perdendo 2 soli caccia (tra cui appunto uno IAR 80).
L’unico esemplare costruito dello IAR 317 Airfox (…voi degli anni ’80, vi sento fischiettare la sigla di Airwolf fin qui!), conversione in elicottero anticarro dello IAR 316 Alouette III
Aliante da competizione IS-3
Bimotore da turismo cecoslovacco Aero 45
Simulatore di volo
Postazione di controllo a terra